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ha in sè impertinenza
di fischio
nota che vibra in sciame
tra veglia e sonno
ma il passo muto
naufraga nel vuoto
in dileguata foce

***
nel fragore di turbine in volo
non c’è inizio e fine
sopra la sabbia il sole
incensi sulle gote
ma l’abisso ha sapore di terra
il cielo è morto
solo resta
lasciarsi attraversare
in un lungo assolo

m.a.

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si compie il cerchio ma nella discesa
tutto arde
lassù solo il perpetuo incandescente
inizio e fine
via che sfida l’altezza
nel suo precipitare
*
la luce in una fessura
graffia
come fugace attimo
di felicità
tra sensi e cielo
alita su di noi lo spazio
vuoto
pulsione inavvertita
fra corpo e cosmo
demone acuminato
di verità
m.a.

fragmenta


quando di notte le parole
di corsa in riva al mare
senza aver visto il mare
borbotteranno incessanti
d’improvviso
aprirò le palpebre e gocce
si leveranno in rugiada
nell’aria trasparente dell’inverno
limpide come spiriti
*
alito di silenzio
in suono
riporterà sulla sabbia
i fruscìi della risacca
*
fluttuono già per l’aria
come un dono

m.a.

fragmenta

sciabole di silenzio affiorano

in una tazzina di caffè

umori affinità crepitìo di ore

in attesa di un’alba

stilemi pulsioni valori

respiri naufragi in perdizione

*

un domani incerto

serra questa notte

*

una pena spalancata nel vento

raccoglie la sua irriducibile distanza

un delirio un grido si  raggruma

nelle maree del bene e del male

tempestate di viola

l’acqua borbotta parole e parole

groviglio di rovi microliti

nebbia densa assenza del domani

un precipizio di cadute

ci vieta respirare

ma nella pioggia stasera canti

anni dispersi in un boato

su arenile bianco che tende la mano

*

ha braccia lunghe e corpo pieno

sprofonda nei fondali si inerpica non tace

brucia di un destino nelle retrovie

è marea che investe

con tonfi sibili rumori

una trincea di dolori già vissuti

la vita in versi

una strana gioia anche nel dolore

non si vede il mare

*

fiordi di trasparenze come un castigo

madri disfiorano recinti di catene

nel buio   di mestizia

sfere lambiscono

deserti inusitati corbezzoli in lamiere

madri in catene su rigori di blasfemie

luci stampano

se fossero di carta brucerebbero

nel forame che annienta  follie

mantide tra foglie  al vento

la più alta delle solitudini al margine

di memoria

emersa da un confine di cielo

non più lo stesso

una brina  di silenzi e chiaroscuri

riveste le tempie di deserto

le narici di domani

che risuona in corsa nella notte

*la luna inciampa in un cespuglio

*

non si vede il mare

offeso lancia strali

tra i poli del tempo

nella memoria lottano

mattini d’estate

pampini nidi di verbena

mani di conchiglia

dentro una voce

una lingua

*

in lieve tremito

su battito di ciglia

*

un vento stridendo

veglia odore di incenso

germina con ferocia

dilaga infuria

ripiega in labirinti

raccordi di un autunno

nel candore

tra veglie di silenzio

questo mare

la verità una trappola

di macerie e polvere

nei deserti

*

con la bocca

impastata del mattino

a brandelli si spazzola

la speranza

in un’attesa che forgia

labbra di anima

come tocco di coltello

nel ventre di un verso

*

oltre il silenzio

con due volti

voragine e sole

marchio di deportazione

nei gironi dove si perde terra

fauci su parole

a mozziconi

da inchiodare

*

la verità nel buio

del fogliame

non è qui il senso

*

gradino per gradino

unica superstite

la pagina traccia

*

in punta di piedi

*

sul filo di  neve

avventura viaggio

scoperta cattura

un centro di infinità

alpha e omega

*

porgo orecchio

a un mosaico

tutto da comporre

*

un greto di fughe

si dipana

fuoco arde

su ombra di luna

dissacra ironie

in orizzonte

senza prospettive

*

i sogni diventano

poltiglia

nel mormorio (umido)

del vento

brandelli di carni

silenziano

palpebre infuse

di pietà

lungo sponde

di guinzagli

gela una  rinascita

di solitudine

più alta

col silenzio pieno

della notte

e la  notte senza fine

nudità di parole

brucia tutte le faville

il mondo

svende  Cristo in agonia

*

porgo orecchio

a un mosaico

tutto da comporre

*

un granello

me stessa dentro

quel distacco
un dono
me stessa

in un attimo

per ogni creatura

*

altra memoria ritrovata

controvento

terra bagnata pareti vuote

luoghi di dissenso

su versi

di bellezza e arcobaleni

attendi una vita

segnata da qualche parte

un destino  di nuvole

un puzzle di fermate

sgomento di piede

che non regge

la caduta

*

dove starà l’amore…

*

pioggia di anestesia

stralci di sogni arresi

*

rimani in quello che è tuo

*

attraversi il mondo

con il cuore in gola

finchè vivrai

finchè camminerai

ma con le parole

ne farai memoria

donna

*

non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità

in un momento
ascolto il rumore

del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli

nei tuoi occhi
svanisco  nel gelo
vuoto cigola

sui cardini

del Nulla

la verità una trappola

di macerie e polvere

nei deserti

*

con la bocca

impastata del mattino

a brandelli si spazzola

la speranza

in un’attesa che forgia

labbra di anima

come tocco di coltello

nel ventre di un verso

*

oltre il silenzio

con due volti

voragine e sole

marchio di deportazione

nei gironi

dove si perde terra

fauci su parole

a mozziconi

da inchiodare

un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
srotola semi

di attesa
confine di vento
che offusca sconfitte
su erranze  e assenze
come genesi
su radici di quercia
dove fluisce

la parola
che traduce gocce

fra due luci

*
bisbigli di corvi a sera

*

la verità

nel buio

del fogliame

*

calchi in dissolvenza
vertical-mente in volo
si aggrumano
attorno alla parola
memoria
che si allaccia al raggio
di  una  luna in cattività
tra cielo e sabbia
silenzio di mare
che non chiede
di dove vieni e chi sei

*
calchi in dissolvenza
parola sulla sabbia
abisso-argine deserto
fuoco che rimarchia
chiasmi di clandestinità
*

un appun­tito doman­darsi
su piedi lubrificati
non scansa la morte
ma trattiene la vita
la trattiene docile in catene
erba alle calcagna
e labi­rinti sopra il prato
*

alberi di latta inferriate in attesa
luce silenzio
odore di caffelatte
non rimarginano le ferite
*
una voce di den­tro tace
non ha ali e non ci somiglia
percorre futili giorni
rasente alla nostra pelle
negli incavi del cuore
credo si tratti del giorno
in uno spazio di autunno

·          pioggia sparsa di dolore
e noi in pasto al mistero
*
come cenere

un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
srotola semi di attesa
confine di vento
che offusca sconfitte
su erranze  e assenze
come genesi respinta
su radici di quercia
dove fluisce la parola
che traduce gocce fra due luci

*
bisbigli di corvi a sera

un andare e ritornare
non sigilla occhi e viso
ma riporta nello stesso luogo
un chiamare per fuggire
è solo scudo con gli occhi
recidere recidere dentro
anche il respiro
aprirsi aprirsi  verso dentro
verso fuori
cecità nella luce di silenzio
follia nel delirio
che ingerga la parola di unisono

*
reale e non reale tutto include
*
non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolta il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco  nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
sorsate di sabbia gridi di gabbiani
al tramonto sul fianco di un colle
sopra ogni mutamento salpano
col moto alterno delle onde
ticchettio tregue brandelli di giorno
su pelli strappate al mondo
risuonano nell’incavo della  mano
come di perdita -futuro sparso-
non c’è sollievo
ci curva un peso di tempeste
vivere sul ciglio della strada
ci silenzia una mancanza di luce
eppure il cielo imperla tutti i mari
ma non sfiora voli qui dentro
non schiude corpi la fuori
solo pezzi di memoria
solo parole deformate inganno di vocali
forse  per non soffrire mai
solo sguardi di avversità
per timore di uccidere
epifanie in dissolvenza
un cigolio ci incatena le tempie

*
non parlo di ieri o di domani

*
un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
ad ogni passo nasco
per una foce che non esiste
ferita attraverso l’ombra
di una condanna
a tratti parole si frangono
in silenzi fino a vene profonde
e mai così nude
la verità si sperde dentro i tuoi occhi
sguardo di sale volto di pietra
scavato nel buio
di terra straniera
*
reale e non reale tutto include
*
non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolta il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco  nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
sorsate di sabbia gridi di gabbiani
al tramonto sul fianco di un colle
sopra ogni mutamento salpano
col moto alterno delle onde
ticchettio tregue brandelli di giorno
su pelli strappate al mondo
risuonano nell’incavo della  mano
come di perdita -futuro sparso-
non c’è sollievo
ci curva un peso di tempeste
vivere sul ciglio della strada
ci silenzia una mancanza di luce
eppure il cielo imperla tutti i mari
ma non sfiora voli qui dentro
non schiude corpi la fuori
solo pezzi di memoria
solo parole deformate inganno di vocali
forse  per non soffrire mai
solo sguardi di avversità
per timore di uccidere
epifanie in dissolvenza
un cigolio ci incatena le tempie

*
non parlo di ieri o di domani

*
un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
ad ogni passo nasco
per una foce che non esiste
ferita attraverso l’ombra
di una condanna
a tratti parole si frangono
in silenzi fino a vene profonde
e mai così nude
la verità si sperde dentro i tuoi occhi
sguardo di sale volto di pietra
scavato nel buio
di terra straniera
*
alle soglie dell’autunno

*
si inseguono ombre azzurre
e un po’ di sera
come sogno errante di sparviero
affila questo mio tempo
di meridiane scalfite
assenza compressa
volto di pietra
sangue che stilla
un’attesa
silenzio che diviene acqua
come marea
nuda la pioggia
molteplice si arrende
alla sabbia
‘*
brucia tristezze un incenso effimero
e non lascia tracce di ore di giorni
annodate al respiro di cenere muta
detriti solo detriti di occhi assenti
asserragliati e non presenti
ti rinnego e trafiggo parole
ma le proteggo con tanto fiato in gola
nel silenzio che mantiene
in ginocchio le parole
accecando stupori e redenzioni
*
intanto tu distorci le palpebre al cielo
in cambio di una gola arida
chnon esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolto il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco  nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla

lancia strali e silenzi di pietra
derubi la luna per un demone
a cui non sfuggirai

*
aguzzino di te stesso
e non poeta
*
pelle e verbo dentro una luna d’amaranto
trasportano più in fondo
oltre la morte me pazza
balbuziente e straniera
belva selvatica senza superbia
acqua fuoco terra simile alla mia terra
e non sono se non l’altro

*

per tutto quel bianco
rubato alle nubi
sai quante volte
modulo il respiro

*vedi -si fa pietra

su declivi di orizzonti
in attesa di un silenzio
che disgeli il viola
delle carni
*
per tutto quel bianco
a misura di armonia
assiepato tra una parola
e l’altra
*
sai quante volte
sprofondo
in anfratti di scoglio
senza riparo
eppure ali ferme
mi sfiorano le mani

per tutto quel candore
tenace dentro un sogno
nei lineamenti
con vertice sul buio
mi disconnetto
*

da secoli brucio
dentro viscere millenarie
di mistero
*
per quel candore
come mare sconfino
su grovigli di onde
– incaute implodono-
in attesa di una luce
che perduri
*
per tutto quel bianco
mi strapperei confusa nel respiro
la presenza
di un’assenza senza fine
*
per tutto quel bianco
basta il silenzio
nel tuo nome
*
c’è un silenzio antico nelle cose
sui crinali dei colli
nei limoneti
in fondo alle valli
intrecciate di ortiche
grovigli di rami disseminati
erbe aromatiche
finocchi selvatici
menta e rucola
c’è un silenzio antico nelle cose
aspetta da sempre
sorregge radici di ulivi
nidifica nel forno sconnesso
tendo l’orecchio
a inseguire voci
che invadono segni
consonanze di parole lievi
librate nelle crepe
dei muri sconnessi
tra ciottoli e spini
dietro ogni siepe
c’è un silenzio antico nelle cose
estenuato da parole di sempre
in ogni angolo
della vecchia casa
nella speranza che tende la mano
inseguo tenacemente l’azzurro
con occhi spalancati
ma respirare cieli è un’altra cosa
e c’è un silenzio dentro le parole
che rimbalza distrattamente
mai al tempo giusto
muto nel dolore
un silenzio non ancora sfiorato
da venti lievi
come le mie ciglia
c’è un silenzio che nessuna parola
può penetrare senza fiatare
con mille nodi i suoni
ne infittiscono gli echi
segnati da erba calpestata
e rami che annaspano
al fruscio dei pioppi ansimanti
ma poi senti l’acqua del torrente
borbottare prima piano
poi sempre più incessante
parole e parole
c’è silenzio nel nido
di quei passerotti implumi
c’è silenzio nel buio

che trasmigra certezze
nel rumore incessante dei dubbi
nelle pagine bianche
nei luoghi di frontiera
in questo tempo che se ne va
c’è  silenzio anche nel fuoco
che divampa e zampilla
empiti di poesia
arde seguendo tracce
di odori suoni e colori
ma quante parole non dette
nel silenzio di tante parole

m.a.

fr.4

nella memoria lottano

mattini d’estate

pampini nidi di verbena

mani di conchiglia

dentro una voce

una lingua

*

in lieve tremito

su battito di ciglia

*

un vento stridendo

veglia odore di incenso

germina con ferocia

dilaga infuria

ripiega in labirinti

raccordi di un autunno

nel candore

*

tra veglie di silenzio

questo mare

m.a.

fragmenta 2

i sogni diventano poltiglia 

nel mormorio (umido) del vento

brandelli di carni silenziano

palpebre infuse di pietà

 lungo sponde di guinzagli

gela una  rinascita

di solitudine più alta

col silenzio pieno della notte

 e la  notte senza fine

la nudità delle parole

brucia tutte le faville

il mondo

 svende  Cristo in agonia

m.a.

fr.5

Un concerto di vita alle cinque del mattino -non ci credereste- flussi ritmati ,sapori di vita si intrecciano e scatenano un sole, una luce che la tenda attenua ,ma riflette su libri,foto, oggetti , improvvisamente nuovi per un istante.Mi torna in mente Janáček e le dicussioni con un giovane; ebbene lui l’aspettava,aspettava la notte per addentrarsi dentro suoni e note che solo la notte può dare, appagata dai bagliori lunari.La luna generosa ,fraterna trasforma gli esseri umani , viluppi e grovigli ,come uno specchio respira odori , i più vili e sa esattamente dove andare a parare.Le cime alberate ,immobili del mattino planano sentieri nascosti tra foglie che sembrano ali , espandendosi si flettono su labbra che albeggiano al divenire.A pensarci, preferisco il mattino ,non costa nulla , non promette, nulla di rilevante cambierà, ma tra i suoi orizzonti si inciampa in una lingua ignota e ogni cosa trabocca di epifania .E’ una sospensione , un fluire ondeggiante il Mattino.Sempre.

Platone diceva:“Appartiene infatti all’uomo assennato il ricordare le cose dette nel sogno o nella veglia della natura divinatrice ed entusiastica, il riflettere su di esse,il discernere con il ragionamento tutte le visioni allora contemplate”. m.a.

al termine del viaggio ….

Al termine del viaggio verso il paese, dopo l’oscurità prenatale e la durezza terrestre, la finitudine della poesia è luce, apporto dell’essere alla vita” René Char

di notte pulsano parole
su righe di mare
una luce ritorna intatta
del suo splendore
su imposte che schiudono
colori di ali che resistono
al vento
di notte pulsano parole
in un punto convergente
dove tutto si fonde in sogno
su vertebre di perfezione
di nascita
di notte pulsano parole
strozzate all’alba
dall’alto di un picco
in un tempo scarno di impronte
ma nulla accadrà invano
separa e congiunge le cose
il tempo così anche per noi
l’orizzonte dipinge
tutti i colori
m.a.

farsi reali….


(……radici di latitudine su braccia nude
silenzio scavato di labbra
su un risibile email
fatica di esistere in palpiti
di un sangue nemico
non ha luogo il gesto la parola)

*
farsi reali non è verità
con parole che ustionano
pelle e cuore
senza più tempo avvenire
orfani di un presente già passato
ma si è dovunque nel breve giro
di un mattino che scalpita
nel suo farsi luce
come raggio rappreso
filtra da imposte chiuse
m.a

 

 

 

 

 

 

 

come il mare


non un alito di vento stamane
respira dentro il mio respiro
non una striatura per l’aria
che denudi prismi all’orizzonte
su palpebre levigate forse intatte
nel biancore. 

Ma ti ho dentro
nucleo che incide la luce
in cima ai ghiacciai
verso il grande silenzio
scolpiti nel rigo di un fiore
germogli nel cerchio
di un petalo che muore
nel suono di ogni voce
verso lo stesso fiume, 
divampi alla svolta del pensiero
in volo attraverso il mare
e sono il mare
che ti ha nel sapore del vento
dentro una conchiglia
m.a

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