Immagine 18
Come frutto amaro
prigioniero del tempo
questo non-finito disordine
senza un indizio concreto
che tracci continuità
del nostro appartenerci
di gradino in gradino salperà
scie di foglie all’ombra
di crepe riarse
a percorrere alvei di silenzi
come segni di alfabeti sconosciuti
nel confine di memorie sospese
ma stasera l’impronta del mare
increspa di voragini le rive
un canto senza suono disperde
in risacca la rotta
del nostro andare

m.a.

Nella parola muore ciò che dà vita alla parola; la parola è la vita di questa morte. Jabès

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momenti e uno solo il tempo
noi pietre e alberi
con l’inganno alle calcagna
che ci ansima sul petto
in un respiro solo
come fosse il mare
così sospesi sull’orlo della notte
sgusciamo in volo
dopo ogni necessaria caduta
prendiamo forma nuova

tra le ossa e l’essenza della terra
come di morte che accende la vita
ma tu non scordare mai
il sangue versato e gli occhi delle madri
asciutti di dolore
si chiederanno perennemente
per chi restare

m.a.

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Immagine 15
una mano d’ombra accarezza la pietra
catturata dall’aria nel suo farsi
lambita da silenzi e acque in cieli lontani
tanta tempesta ci devasta
tanti precipizi nel nostro esserci
come scorrere del sangue
che matura lo svanire di gelo
fino a risalite di silenzi ricomposti

immenso il giorno nasce

guizzi di luci e vento screziati di pianto
siamo noi il poco e il niente
un pulsare di sangue
a sfrondare la distanza
a tingere di bianco il centro
ormai lontano lontano dal destino
che intrepido avanza

inutile ora strappare foglie agli alberi
silenziano l’ombra che ci divora
distanti da noi
ci perdiamo nell’inquietudine
di chissà quali abissi
a trattenerci un albero nudo
m.a.

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solo un momento
ascolta
dal cielo arrivano boati
nel frastuono
solo rissa di parole
rumori di miserie
noi braccati
ma tu ascolta
tra furia di foglie
nei varchi della dimenticanza
anche se nella notte
tuona l’uragano
anche se il fondo
prende fuoco crepitando

m.a.

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ha in sè impertinenza
di fischio
nota che vibra in sciame
tra veglia e sonno
ma il passo muto
naufraga nel vuoto
in dileguata foce

***
nel fragore di turbine in volo
non c’è inizio e fine
sopra la sabbia il sole
incensi sulle gote
ma l’abisso ha sapore di terra
il cielo è morto
solo resta
lasciarsi attraversare
in un lungo assolo

m.a.

“Il silenzio è nella parola come una parola da leggere.”Jabès

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le parole sfondano buchi nel deserto
e non c’è nulla che possa tenerci
roche annunciano respiri
di altre solitudini
gabbie incendiate da confuso patire
tu cerca il ritorno nella nebbia
alto un urlo sul fiume trascende
lingue di stranite macerie
temo sia tardi
alita su di noi sfiducia desolata
progenie alta di silenzio
terra di confine e radici
su tracce di ombre lunghe
nel volo della notte

m.a.

foto di Pina Bausch
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una riva meno oscura oltre l’erba.
al ritmo semicurva
mi fa rupe frantumata di pudore
nell’inganno di pietre
nell’assenza di parole
al disfarsi di nomi e di forme
che bruciano labbra e dita

*
siamo terra ferita di uno stesso paese
unico e molteplice turbine
tra le rovine
decomposta polvere dentro
le parole

m.a.

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si compie il cerchio ma nella discesa
tutto arde
lassù solo il perpetuo incandescente
inizio e fine
via che sfida l’altezza
nel suo precipitare
*
la luce in una fessura
graffia
come fugace attimo
di felicità
tra sensi e cielo
alita su di noi lo spazio
vuoto
pulsione inavvertita
fra corpo e cosmo
demone acuminato
di verità
m.a.

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lingue di fuoco nel cielo
scalciano la vita che resta prima dell’alba
per ritrovarsi a terra
divampano
illuminando a giorno
la memoria persa
al rischio di perdersi

c’è un coro che fluisce a strapiombo incompiuto mai detto
inatteso nella luce e nel buio
di fermezza
fragile attraversa
il vissuto quotidiano
vertigine profana
percossa da gridi porosi
margine remoto dalla vetta
folle bisbiglio in agguato
seziona schizzi dissonanti
forgiati dal de-lirare viscerale
nel brusio indistinto
di dettagli

alla fine si fissa il mare cercando il nitore nell’oscurità

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tra la fine e il principio
quei suoni latenti da sempre
a decifrare semi divelti alla radice
terra minata in una divinazione
che investe la bellezza
ti lascerò odori aperti all’affilo
dei gesti in divenire
corrosione annusata e tradita
nascosta tra le ombre della notte
che stormisce a voli inauditi
richiami frenati dall’oblio
*
la ragione del sangue investe veglie
a solchi ancestrali che forgiano
verità inattese di altri canti ai giorni

m.a.

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