lingue di fuoco nel cielo
scalciano la vita che resta prima dell’alba
per ritrovarsi a terra
divampano
illuminando a giorno
la memoria persa
al rischio di perdersi
c’è un coro che fluisce a strapiombo incompiuto mai detto
inatteso nella luce e nel buio
di fermezza
fragile attraversa
il vissuto quotidiano
vertigine profana
percossa da gridi porosi
margine remoto dalla vetta
folle bisbiglio in agguato
seziona schizzi dissonanti
forgiati dal de-lirare viscerale
nel brusio indistinto
di dettagli
alla fine si fissa il mare cercando il nitore nell’oscurità
L’ha ribloggato su scritture.
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