Nel sangue e sulla pelle inizio e fine

photo di Antonio Palmerini    (Prospettive. Omaggio di parole ad Antonio Palmerini)antonio-palmerini

Nella notte presenze silenziose [versi in ascolto]
all’alba scolpiti nel rigo di un fiore.
Inseguo una verità più forte del buio
che mi tiene in vita. Non c’è riparo.
So di un cielo grigio di nubi e sperso in un verso.
Alla radice il mare all’infinito
scivola su grumi di corsivi
ma questo silenzio vivo nelle foglie
scolpito in un respiro a volte muore.
Non c’è riparo.
Alto nel vento il coraggio
scava nel buio di Novembre
fino al varco senza peso.
Ecco c’è un aprirsi in cerchi larghi
dentro il giorno argina il nulla che ci tiene
consonanze di memorie
scrivono il silenzio antico delle cose.
Siamo lo stesso sogno morti e vivi
e l’universo si fa largo un po’ alla volta
striando le gote del mattino con una falce viola .
Resto a contemplare il buio
come cellula scomposta andata a male.
Il silenzio esplode sui marosi di luce
affilo le attese in cerca di significazione
dentro la vertigine dissonante delle cose.
Tra il sonno e la veglia mi sembra di camminare in volo.
Non sono sola.
Dietro un salice viola, piangente d’alghe
le nostre pupille sono pesci di cristallo,
sui sassi gialli levigati che il mare invade.
Infinite traiettorie s’intersecano
in una corsa incessante
Che siano lembi di ragione impigliata
tra i rami fitti del roseto o gli asfodeli
dei frassini sino alla cala?
Cézanne inchioda la luce sugli oggetti
per dare concretezza allo sguardo.
Ecco. Rimarrò a vegliare.
Nel sangue e sulla pelle inizio e fine.

© Maria Allo

http://wordsocialforum.com/2016/01/21/prospettive-omaggio-di-parole-ad-antonio-palmerini/

Raffaella Terribile- Mai dimenticherò. Viaggio dentro la memoria

Grazie Raffaella .

CARTESENSIBILI

davide b. – auschwitz-birkenau- il bosco di betulle

bosco di betulle polonia

.

Il sole è una palla rosso fuoco che si appoggia sui reticolati di Birkenau, il “bosco di betulle”. Le betulle che sono state scenario di uccisioni di massa, di fosse comuni, di esumazioni di migliaia di corpi decomposti, di incendi per cancellarne le tracce. L’inferno sulla terra. Mi giro ancora una volta, l’ultima, per cogliere questa immagine e trattenerla dentro di me. So che non la dimenticherò. L’epicentro dell’orrore della Storia. Migliaia di chilometri di viaggi verso la morte, da ogni angolo dell’Europa. Un milione e centomila persone che varcarono le sue porte senza uscirne più. In stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici, zingari.

E’ il tardo pomeriggio di una giornata di fine gennaio. Sono arrivata ad Auschwitz questa mattina, sotto un cielo livido. Non è particolarmente freddo per queste zone dove la temperatura scende d’inverno anche…

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Nelly Sachs, Coro dei salvati

Per la Giornata della Memoria: il “Coro dei superstiti” di Nelly Sachs
Traduzione di Anna Maria Curci

Il 27 Gennaio una data stabilita per legge. Ma la memoria non può essere identificata con una sola data (anche se il 27 gennaio è la data in cui gli alleati liberarono e aprirono agli occhi del mondo il campo di concentramento di Auschwitz). Perciò pubblico oggi una poesia di Nelly Sachs, forse la poetessa che più di altri ha saputo parlare dello sterminio degli ebrei, dei campi di concentramento, dei forni crematori, anche se non è stata ospite in nessuno dei campi allestiti dai nazisti. Lei è riuscita a riparare in Svezia (nel 1940), dove poi è sempre vissuta, facendo la traduttrice.

Lettere migranti

Nelly_Sachs

Scrivevo tre anni fa, e riconfermo ogni parola:

«Per questa Giornata della Memoria, 27 gennaio 2013, ho scelto di tradurre Chor der Geretteten, che Nelly Sachs, premio Nobel per la letteratura, scrisse nel 1946. La poesia fu pubblicata l’anno successivo, nel ciclo di poesie Aus den Wohnungen des Todes (Dalle dimore della morte).
Mentre leggo e scrivo, rivedo i volti di Andra e Tatiana Bucci, di Sami Modiano, riascolto le loro voci, sento Piero Terracina che dice “Noi stiamo lottando perché il male assoluto diventi bene assoluto”, torno con il pensiero al momento in cui in classe abbiamo percorso i versi della poesia, alle reazioni degli studenti, a questa poesia e aTodesfuge di Paul Celan, alle pagine da I sommersi e i salvati di Primo Levi, da Intellettuale ad Auschwitz di Jean Améry, da Sonderkommando Auschwitz di Shlomo Venezia.Penso alla testimonianza che le studentesse che hanno preso parte…

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memoria

Catherine McIntyre
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Nel cuore della notte prende forma il tratto di radura sulle ciglia.

Insorge verticale una sorta di frontiera

mentre il vento più forte

addensa e trascorre il suo sfiorire ,

ma restano i dettagli del suo dire.

Il limite travalica la notte su irrisori lembi  nutre  radici.

Sei qui. Fluttua il tuo corpo nella luce

torni a sfiorarmi con le ali tese e il  primo vagito

custode di tutte le creature.

Fasce di memoria zampillano acqua come una rivelazione.

Ti riconosco. Urli nel  silenzio sconosciuto

grappoli di luce in cui cadere.

 

© Maria Allo

Prospettive. Omaggio di parole ad Antonio Palmerini

tra dissoluzione e trascendenza, nichilismo e vitalismo …

Words Social Forum

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Antonio Palmerini è un fotografo italiano contemporaneo.
Le sue fotografie mostrano personalità multipla, malinconia, disturbo bipolare, depressione, paranoia e sociopatia.

***

Omaggio di Paorole Antonio Palmerini

Sei al di fuori di ogni istinto.
Mi parli. Non dici nulla.
Mi guardi con gli occhi chiusi.
Tocchi senza mani.

Il tuo corpo è una libellula in un sudario di aghi di pino,
leggera e inerte;
vola nel vento, non si libra più.

Una foglia che cade dall’albero,
la linfa ancora fresca,
morta tocca terra.
Sgranata in una coltre di fango
sarà terra d’estate.

Il tuo corpo come il suo
cambierà col mutare delle stagioni
e lo vedo con i miei occhi,
è ancora mio, sei già da un’altra parte.

Di Daniela Montella

***

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Lasciatemi il respiro

ph Jaya Suberg  ( Ispirata ai numerosi casi di violenza sulle donne)xxy-large
Mi sento un autunno dalle radici appese.
Lasciatemi da sola col mio dolore
non fatemi domande che prolunghino
tanto orrore….
Non voglio ricordare quelle orrende mani
vorrei pensare già al domani.
Ma l’incubo ritorna
Il mio urlo lontano
Il silenzio della notte
piombo nei miei passi
hai sognato
cercheranno di farti credere
Ma un mistero dentro
tanta solitudine le mie mani sudicie
carezzano pietre
freddo pianto dentro
si unisce al vento
lo dilegua.
Il fango del possesso
la forza bruta offendono l’anima.
Lasciatemi il respiro...
E’ sapore amaro quello che rimane
Incubi alienanti le mie notti insonni.
Non mi arrenderò.
Indosserò nuove ali e ricomincerò a volare.
Lasciatemi il respiro….

© Maria Allo

Poesia 2007

ph Jaya Suberg 79133981

Attendo parole antiche in questo luogo
non c’è
altro luogo in cui vorrei essere.
Ecco come la notte prende il sopravvento
su tante solitudini straniere .
Forse un destino c’è per questo cielo
vaga già nel buio tra gli ulivi
sui volti disperati
ma davanti alla violenza non si cede.
Fuori piove .

© Maria Allo

nel corpo immenso del perdono

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Connie Imboden

In sogno  il vento ha grandi occhi di brina

si agita e come polvere imprime nelle carni

il disordine del giorno.

Dalla gola in ogni fibra  una voce straripa

l’aria invade annebbiando  ogni istante

nel corpo immenso del perdono.

Qui resiste nel suo calore un grande cuore

ci detiene e tutti ci contiene.

© Maria Allo

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Non avremo corpi nè confini

le stagioni pulseranno nel moto di quel bianco

come argine al silenzio acuto

quando si  leverà il sole.

Solo innumerevole esistenza

chiara e trasparente scorrerà  nel vento

con le profondità delle movenze in volo

e le bocche colme di neve.

Sarà un unico  respiro atemporale

a farci adempimento e condivisione.

© Maria Allo

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