nella luce di ogni giorno
rendimi leggibile l’impronunciabile
ritorno
dentro la corrosione del credere
dai forma ai gridi chiusi nella notte
a fratture su polvere di anni
accorda al moto al cerchio
alla parola
la luce che passa nelle cose.
[solo il soffio di una foglia
restituisce concretezza al tronco
sollievo al volo che percorre
il vento]
m.a.
MARIA LUISA SPAZIANI
Un articolo interessante di MARIA GRAZIA CALANDRONE
L’indifferenza è inferno senza fiamme.
Ricordalo, scegliendo tra mille tinte il tuo fatale grigio;
se il mondo è senza senso, solo tua è la colpa.
Aspetta la tua impronta
questa palla di cera.
MARIA LUISA SPAZIANI
se ci pensi
siamo corpo
terra e universo
pianure alberi boschi
sradicati dal vento
voci di scogli lambiti dal mare
gli anni frantumano i giorni
in caduta libera
scottano questa pelle
che affiora nella memoria
il mondo in noi
è centro che ci lega
al medesimo mosaico
Se ci pensi però
il tanfo delle abitudini
distoglie dalla via che porta
alla bellezza
m.a.
nella voce di tutti
Vedi quei crepuscoli di raucedine
crepe di labbra pietà di memorie
intermittenti istanti come iperboli
ombre riflesse sui pontili scalzi
ci sono luoghi che ti accompagnano
luoghi che ti appartengono
impronte che affiorano sulla carne
ci sono luoghi straniti
ritmi di vite incustodite
occhi labbra e bocche
frastagliati di radure
vuoto mai colmo
nuche errabonde e solchi
come indecifrati funi
di insorta luce
luoghi di lune distanti
bisbigli a catena di verità brutali
su guanciali spiegazzati
segreti ben più estranei
a questi misteri di assenza
eremi intricati ai bordi
labile confine tra veglia e sonno
odore di sambuco
dentro le radici
vedi danno corpo alle parole
mai pronunciate e per gli occhi
odore di buio tessono
con coraggio di rondine
ma chiedono ragione ora e sempre
nella voce di tutti
di questo sortilegio [da sfatare…]
m.a.
a te
Stare qui chiusa nel fondale sa di cancrena e il tordo
non osa ricomporre i tuoi deliri
lasciarsi tentare dal nido che trattiene
sa di salice imbiancato
sai di che parlo tu lo sai
conosci la vertigine che sale
museruola di giorni stempiati
ormai anche la resina fa acqua dal suolo
come lo scarto indugia all’imbrunire
non regge la speranza imbavagliata
dovrai risolverti a entrare
il labirinto aspetta non indugiare
m.a
ananke
mi mancano del mare le increspature
fremiti di logaritmi in apnea
lavacri azzurri da spartire
fiordi di silenzi e maestrali
mi mancano quei rivoli tersi di scoscese
rilievi di dettagli
fragori di lava su sassi accesi
nudità di respiro quel forame di luce
che brilla su un rudere
radice di sambuco
impronta che dà compattezza a noi
al nostro andare
m.a.
hybris
Questo gusto amaro di perdersi
in erranti vicoli
e deserti in fuga
questa lava incandescente
che brucia ipocrite ironie
polifonica e cangiante
scorre interminabile
su silenzio di pietra
e sa di spine
sui crinali ispidi
sempre in fieri
trasuda sensi
di rami bruciati
Toccare abissi a dismisura
rende umani
m.a.
dalla mia silloge “Riflessi di rugiada “cose sparse di me
ed.Albatros, 2011
m.a.
siedono tenere nell’ombra
illusioni
a tratti distolgono lo sguardo
frugano tra luoghi e abitudini
quotidiane
le voci udite erano echi
i volti maschere
bevono un’essenza
tiepida
simile a porte socchiuse
forme mutevoli
in un vortice
fraintendimenti mai precisati
si accordano
oltre la memoria
oltre il silenzio e nel tepore
uno sguardo
spento
piegato in due dal sonno,diviene
lucido
giusto il tempo di sognare
m.a.