Stare qui chiusa nel fondale sa di cancrena e il tordo
non osa ricomporre i tuoi deliri
lasciarsi tentare dal nido che trattiene
sa di salice imbiancato
sai di che parlo tu lo sai
conosci la vertigine che sale
museruola di giorni stempiati
ormai anche la resina fa acqua dal suolo
come lo scarto indugia all’imbrunire
non regge la speranza imbavagliata
dovrai risolverti a entrare
il labirinto aspetta non indugiare
m.a
a te

I nidi sono labirinti incrociati,cara poetessa,altro non sono che fasci con poca luce e molta ombra. Bacio. Mirka
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Labirinto come metafora di un passaggio a un’altra condizione di consapevolezza. Alla fine l’uscita è lì.C’è sempre stata.Grazie Ebe
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Maria se passando di qua ogni volta il mio tempo si ferma a considerare i mondi che apri al passaggio della mente non si può pretendere che si riesca a commentare. E’ il problema dei siti di “livello” come il tuo: restano troppo spesso silenziosi.
So di che parli.
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Ti ringrazio .Nel bene e nel male è sempre un gioco di specchi e di reciproci rimandi.Un abbraccio
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