un inedito del 2013

cade la luce del giorno in pozzanghere

capovolte lungo viali di oblio

ma la terra sa di vigore e crepitio

in fondo alle cose

di lama splendente nel mattino

dentro una scia di rigagnoli in volo

Tra i palmi delle mani

nelle radici la terra vive

screziata di intemperie

oltre le foschie

oggi schiodata da un cielo in frantumi

a riversarsi è l’acqua su confini slabbrati

di malessere a folate ma più acuti gli odori

segnano la pelle

Ecco le gocce rimbalzano con forza

su tetti e soglie che mi porto dietro

fino a bruciare nel ventre

il mio inferno

©Allo Maria

la vita è qui

Scopro dalla finestra una nidiata di merli

tra le siepi e il muretto

fiutando le cose e la terra-

tra una folata e l’altra di richiami brevi

non parole ma gesti mi dico gesti semplici

e respiro in modo inatteso il cielo sbiadito

Vivi presto la vita mi dici

sul ritmo del vento e di maggio autunnale

per non cedere alla nostalgia di domani

La vita è qui e i merli curiosamente

ne sono testimoni silenziosi

 

©Allo Maria

si traduca in pace

Senza memoria l’affondo di ginestre

al delirio del vento si rapprende

come l’amore si fonde alla rinuncia

e ne porta intimamente il suo dolore

Si traduca in pace la scia di sangue

la parola persa il cielo in agonia

la sofferenza umana inascoltata

 

Nella vita ordinaria continuamente

rinascono per morire morte e salvezza

in te come in ognuno di noi

 

©Allo Maria

Giornata Mondiale della Terra 2024

” È, dunque, la fede nella poesia, con la quale l’autrice intreccia nel corso della silloge un colloquio costante e sensibile, il senso ultimo della silloge La terra che rimane. E come bisogna leggere questo titolo, se non tornando all’ossimoro a cui si faceva cenno prima? Se il tempo dell’individuo è breve, quello della terra che risorge e rimane per le generazioni future, è senza fine; oppure l’unica terra che ci rimane, quella in cui rifugiarsi, prendere respiro, è quell’altra (la sognata, la spodestata, la promessa) che solo la poesia sa esplorare”.

https://www.ibs.it/terra-che-rimane-libro-maria-allo/e/9788885791152

https://shop.librerialenuvole.it/scheda-libro/maria-allo/la-terra-che-rimane-9788885791152-2135014.html

Si smorzano le onde in riva al mare.
Non c’è vento e ognuno parla a suo modo
con tono diverso ai lati della strada.
In questi tempi è una caduta d’Icaro la vita
nuvola alla deriva . Eppure – chissà –
là dove il coraggio si consuma lento
l’alto mare sfiora l’orizzonte
come inafferrabile il profumo
di mandorle sale dalla terra.
Non c’è vento ma con volti mutati
le voci dei dimenticati
dei muti, degli assenti,
di chi non c’è più e torna a noi
nell’eco nell’altrui respiro
come un lento processo evolutivo
la memoria fluttua brizzolata di luce
cresce in questa generazione in viaggio,
trova rifugio nel labirinto
come traccia trasparente o alluvione di suono
sempre più profondo.
Ai margini un bisbiglio luminoso in lontananza
e il sole sulle mani.
*

Senza più contorni invisibile
l’ombra di profilo si fonde col fuoco
plasma la distanza dei millenni
ma non c’è abbastanza luce
se cade fra gli alberi l’attesa
come gramigna nei bagliori
del crepuscolo morente.
Non c’è abbastanza luce ai lati della strada
e sempre tanta pioggia o gelo
in certi pomeriggi quando il cielo basso
strazia il peso delle nubi
mentre improvvisa la metafora cresce
nel fragore verticale in volo.
Scoppia e disarma a luce spenta
i dimenticati e i disperati
l’isola disabitata della memoria
così resta sotto le dita la pazienza di chi
non cerca e non aspetta niente
oltre la luce radente dell’esistere.

© Maria Allo

Da “La terra che rimane”, Controluna Edizioni, 2018

non lascerò

manca una parola mentre il silenzio

romba e non ha voce

Dal silenzio alla voce un esilio muto

attraversa solitudini abissali

e apnee nel sangue della resa

ma ciò che muta ha contemplato

giorni luminosi nella carne

dietro il moto circolare che disegna

a tratti le movenze

intorno al suo abbandono

Non lascerò disperdere

tra l’abisso e il nulla

il fiorire dei mandorli

che ci appartiene

su corpi inceneriti

@Maria Allo

mutazioni

Saremo attraversati dal Lete

Non avremo più i nostri nomi ma forse

avremo memoria della sacralità dei corpi

di ciò che abbiamo tanto amato

di voci sguardi odori di boschi e suoni

che non potremo più pronunciare

Avremo memoria del fiato delle stagioni

che si dispiegano come fiori

dell’angelo  terrestre alla tua porta

del seme che sopravvive

alla gravità della terra

al dolore vivo  alla ferita aperta

al sangue dell’ultima primavera

@Maria Allo

dissonanze

Dissonanze di colpo si levano come suoni su pagine indifferenti. Ora prendono forma da una fessura come nelle traiettorie del tempo una voce alienata precipita dal labbro, in vortice cadendo fino alla prima voce del mattino fino alla voce universale. Poi il silenzio si addensa su di noi, ma appeso agli alberi si scioglie in una forma musicale senza fine. Mi accompagna per sempre nel profondo come la nostalgia del mare nei suoni di un temporale fra le cime alte dei pini e si traduce in un abbraccio che dà fiato. Ci vuole la corteccia viola della notte per liberare fioriture di risvegli. Come onde balzano ai raggi del mattino, mentre glicini sfatti inondano auto in sosta ai bordi del viale. Sai? Nelle notti di aprile fioriscono i nemici delle foglie e gli acini violetti spandono profumi in un amplesso tenero e spietato purché tu viva senza morire.

@Maria Allo

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