esilio di barlume che non regge
spiana sentieri rochi mai percorsi
stillicidio di occhi tra sterpi di parole
sillabe inevase su lamine pungenti
argini steccati dirupi senza indugio
su terra falciata commiato
fra le ciglia e il mondo
m.a.
società
molte parti
di me in frantumi
cocci in movimenti errano
orme di radici nella notte
silenzi ben arcuati
brulicano
non riconosciuti
molte parti
di me in attesa
echi di sabbia
scandagliano
giunture di detriti
stormi in volo
si assiepano
su labbra scoscese
come grumi
relegati a sera
m.a.
Prima del mattino
dentro una foglia non si ha più voce
solo rovi a esorcizzare propositi di cieli
affilati dal libeccio in moto contrario
a vele tese nell’ora incerta che precorre
il giorno quando a detergere inferni
un sole posa su nembi di cenere
nei dossi fra i cocci di noi testimoni
nel deserto ostinato che ci coglie
Frantumi di filari dentro la radura
non si ha più voce
se non la morte intera reclina
a immaginarci ancora vivi.
m.a.
forse
si scompone al sangue e scivola dai monti
come limo di lava dissidente
a notte tarda
questa veglia marchiata di distanza
attesa in rimasugli di parole
*
dimmi chi ci risarcirà
*
vuoto malessere sfacelo
giustizia ingiusta
una manciata di demagogia
tante crepe e nei cuori il moto
farsi tufo
*
forse un dio nascosto esplora
tra le righe quel tuo grido
forse