una parola arborescente
resina fluida
a trapiantare il verde
m.a.
Quando verrai, o dio dei ritorni, mi coprirò di rugiada e forse morirò per ogni possibile resurrezione
una mano d’ombra accarezza la pietra
catturata dall’aria nel suo farsi
lambita da silenzi e acque in cieli lontani
tanta tempesta ci devasta
tanti precipizi nel nostro esserci
come scorrere del sangue
che matura lo svanire di gelo
fino a risalite di silenzi ricomposti
immenso il giorno nasce
guizzi di luci e vento screziati di pianto
siamo noi il poco e il niente
un pulsare di sangue
a sfrondare la distanza
a tingere di bianco il centro
ormai lontano lontano dal destino
che intrepido avanza
inutile ora strappare foglie agli alberi
silenziano l’ombra che ci divora
distanti da noi
ci perdiamo nell’inquietudine
di chissà quali abissi
a trattenerci un albero nudo
m.a.
ha in sè impertinenza
di fischio
nota che vibra in sciame
tra veglia e sonno
ma il passo muto
naufraga nel vuoto
in dileguata foce
***
nel fragore di turbine in volo
non c’è inizio e fine
sopra la sabbia il sole
incensi sulle gote
ma l’abisso ha sapore di terra
il cielo è morto
solo resta
lasciarsi attraversare
in un lungo assolo
m.a.
foto di Pina Bausch
una riva meno oscura oltre l’erba.
al ritmo semicurva
mi fa rupe frantumata di pudore
nell’inganno di pietre
nell’assenza di parole
al disfarsi di nomi e di forme
che bruciano labbra e dita
*
siamo terra ferita di uno stesso paese
unico e molteplice turbine
tra le rovine
decomposta polvere dentro
le parole
m.a.
si compie il cerchio ma nella discesa
tutto arde
lassù solo il perpetuo incandescente
inizio e fine
via che sfida l’altezza
nel suo precipitare
*
la luce in una fessura
graffia
come fugace attimo
di felicità
tra sensi e cielo
alita su di noi lo spazio
vuoto
pulsione inavvertita
fra corpo e cosmo
demone acuminato
di verità
m.a.
tutto il peso di travi indifferenti
a spostare foglie come macigni
ventre incustodito la notte
sbaraglia certezze di luce
nel silenzio di ali possenti
disperati i gridi dell’alba
promesse di radici
tra scandali di polvere nera
sciami di parole a bruciare ossigeno
non c’è conforto che tenga
si oscura alle mie spalle
la parola sola testimone impercettibile
di levità già nel nascere
in movimento fino al rigido morire
come albero
la vita
m.a.