Aylan Kurdi sulla spiaggia di Bodrum

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Danilo Balducci

Lasciami parlare del mare e dei suoi abissi.
Non c’è che mare, sempre più oscuro
al cadere del vento e tra le braccia
bambini estenuati da sete e sole
su barconi in cerca di un futuro
rovesciati sulle rive.
Volti marchiati di paura
nel cuore in fuga dall’orrore.
Si fa luce nelle trasparenze
come i ricordi o ciò che manca
– vedi – resta questa gola insabbiata
un foro dentro il petto
con sterpaglie in tutte le stagioni.
Aylan Kurdi sulla spiaggia di Bodrum
resta un baluardo per restare umani.
ora non si può più ignorare.
Lasciami parlare della notte
quando si addensa
sulle tempie e sul tuo nome
allora mi rischiari e resti
dentro questa carne
strappando l’ombra e la distanza
che avvicina il cielo.
Lasciami il tuo coraggio
arato sulle labbra
custodisce i confini e li annoda alla terra.

©Maria Allo

da “quaderni -schizzi ” di Amelia

artlimited_img354035.jpgdonna città - Copia

odore di mattino inerme
sommerso da fragore
di grondaie
crepe schiuse a lapilli
di secoli
voragine di fuoco
che mai come ora
sul silenzio che cresce
sa invocare ragioni
di sangue
assillo obliquo
di cui
spietatamente mi nutro
arsure multiple
come epigrafi a sterminare
le mie
note a margine

m.a.

hybris

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Questo gusto amaro di perdersi
in erranti vicoli
e deserti in fuga

questa lava incandescente
che brucia ipocrite ironie
polifonica e cangiante
scorre interminabile
su silenzio di pietra
e sa di spine
sui crinali ispidi
sempre in fieri
trasuda sensi
di rami bruciati

Toccare abissi a dismisura
rende umani
m.a.

dalla mia silloge “Riflessi di rugiada “cose sparse di me
ed.Albatros, 2011
m.a.

07
scavano radici di memorie
palpebre nel buio della notte
e dentro gli occhi
stagliano assenza
come le parole

passo a passo
voci incise come nebbia
a valle
rinunciare per creare
forse guarisce

m.a.

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le parole che conosco non ricominciano
colori screziati nudi di nebbia
scavano abissi impastati di notte
solo riflessi di lampi
tempestano voci
ma la parola irredenta langue
nel precipizio di un fango invasato
le parole che conosco parole perdute
a strapiombo
farfugliano fioche
precipiti non emergono
irrisolte
esplorano vertigini evocano ombre
dietro fantasmi sfiorati
nel brulichìo sotterraneo che non rivela
le parole dannate
trasgrediscono la luce che a tratti
mi rode
m.a.

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siedono tenere nell’ombra
illusioni
a tratti distolgono lo sguardo
frugano tra luoghi e abitudini
quotidiane
le voci udite erano echi
i volti maschere

bevono un’essenza
tiepida
simile a porte socchiuse
forme mutevoli
in un vortice
fraintendimenti mai precisati
si accordano
oltre la memoria
oltre il silenzio e nel tepore
uno sguardo
spento
piegato in due dal sonno,diviene
lucido
giusto il tempo di sognare
m.a.

«Per esistere è sufficiente lasciarsi andare a essere,
ma per vivere,
bisogna essere qualcuno,
bisogna pure avere un OSSO,
non aver paura di mostrare l’osso,
e rischiare di perdere la carne”.

A.Artaud
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non resta a guerra finita
che un dardo smemorato
su pelle riarsa
labile erranza di sabbia
nel bosco di segni
crepe ribelli
non piegate dai venti
senza posa
non c’è risposta e forgiarsi
di nuovo destino nello spazio
così lieve al più piccolo tocco
disperde sopra una riva
come onda fugace le parole
non resta a guerra finita
che tendere imboscate
alle notti
sfiorarne gli abissi
più neri colori imperfetti
di una guerra lontana
e dilatare la carne esplosiva
che ci appartiene.
m.a.

“Il silenzio è nella parola come una parola da leggere.”Jabès

BehindTheVeil_byThomasDodd

le parole sfondano buchi nel deserto
e non c’è nulla che possa tenerci
roche annunciano respiri
di altre solitudini
gabbie incendiate da confuso patire
tu cerca il ritorno nella nebbia
alto un urlo sul fiume trascende
lingue di stranite macerie
temo sia tardi
alita su di noi sfiducia desolata
progenie alta di silenzio
terra di confine e radici
su tracce di ombre lunghe
nel volo della notte

m.a.

14614552-mdda sopra una spalla sbircia l’ombra
spicca il volo lancia stridi
prende forma contro il vento
dove cresce la distanza
e noi una sola polvere
nell’oscurità di dune
in dimenticanza

m.a.

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le tempie del cielo come rogo
su fatti di ogni giorno

all’angolo del muro e l’altro muro
àuschwitz esplode
dentro linee di un tempo
tagliacarte
si punta a fessure vivide di luce
scovate di notte quando fili d’erba
a strappi si lasciano inseguire
erosione fugace terra tràdita
grembo che racchiude fumo
inevaso di parole ma
 stuoli di giorni come spade affilano
abissi  dopo abissi ed è già notte

m.a.

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