nella luce di ogni giorno
rendimi leggibile l’impronunciabile
ritorno
dentro la corrosione del credere
dai forma ai gridi chiusi nella notte
a fratture su polvere di anni
accorda al moto al cerchio
alla parola
la luce che passa nelle cose.
[solo il soffio di una foglia
restituisce concretezza al tronco
sollievo al volo che percorre
il vento]
m.a.
se ci pensi
siamo corpo
terra e universo
pianure alberi boschi
sradicati dal vento
voci di scogli lambiti dal mare
gli anni frantumano i giorni
in caduta libera
scottano questa pelle
che affiora nella memoria
il mondo in noi
è centro che ci lega
al medesimo mosaico
Se ci pensi però
il tanfo delle abitudini
distoglie dalla via che porta
alla bellezza
m.a.
nella voce di tutti
Vedi quei crepuscoli di raucedine
crepe di labbra pietà di memorie
intermittenti istanti come iperboli
ombre riflesse sui pontili scalzi
ci sono luoghi che ti accompagnano
luoghi che ti appartengono
impronte che affiorano sulla carne
ci sono luoghi straniti
ritmi di vite incustodite
occhi labbra e bocche
frastagliati di radure
vuoto mai colmo
nuche errabonde e solchi
come indecifrati funi
di insorta luce
luoghi di lune distanti
bisbigli a catena di verità brutali
su guanciali spiegazzati
segreti ben più estranei
a questi misteri di assenza
eremi intricati ai bordi
labile confine tra veglia e sonno
odore di sambuco
dentro le radici
vedi danno corpo alle parole
mai pronunciate e per gli occhi
odore di buio tessono
con coraggio di rondine
ma chiedono ragione ora e sempre
nella voce di tutti
di questo sortilegio [da sfatare…]
m.a.
ananke
mi mancano del mare le increspature
fremiti di logaritmi in apnea
lavacri azzurri da spartire
fiordi di silenzi e maestrali
mi mancano quei rivoli tersi di scoscese
rilievi di dettagli
fragori di lava su sassi accesi
nudità di respiro quel forame di luce
che brilla su un rudere
radice di sambuco
impronta che dà compattezza a noi
al nostro andare
m.a.
siedono tenere nell’ombra
illusioni
a tratti distolgono lo sguardo
frugano tra luoghi e abitudini
quotidiane
le voci udite erano echi
i volti maschere
bevono un’essenza
tiepida
simile a porte socchiuse
forme mutevoli
in un vortice
fraintendimenti mai precisati
si accordano
oltre la memoria
oltre il silenzio e nel tepore
uno sguardo
spento
piegato in due dal sonno,diviene
lucido
giusto il tempo di sognare
m.a.
“Il silenzio è nella parola come una parola da leggere.”Jabès
le parole sfondano buchi nel deserto
e non c’è nulla che possa tenerci
roche annunciano respiri
di altre solitudini
gabbie incendiate da confuso patire
tu cerca il ritorno nella nebbia
alto un urlo sul fiume trascende
lingue di stranite macerie
temo sia tardi
alita su di noi sfiducia desolata
progenie alta di silenzio
terra di confine e radici
su tracce di ombre lunghe
nel volo della notte
m.a.
le tempie del cielo come rogo
su fatti di ogni giorno
all’angolo del muro e l’altro muro
àuschwitz esplode
dentro linee di un tempo
tagliacarte
si punta a fessure vivide di luce
scovate di notte quando fili d’erba
a strappi si lasciano inseguire
erosione fugace terra tràdita
grembo che racchiude fumo
inevaso di parole ma
stuoli di giorni come spade affilano
abissi dopo abissi ed è già notte
m.a.
generazioni brancolano visibili
a vista nella curva
in ogni riflesso che avanza
in lenta marcia
c’è chi oppone la ragione
nel covo della volpe infreddolita
dove anche la quercia secolare
non ha nome
dove il sangue in mille flutti
difende il pane a denti stretti
nel trainare giorni come i nostri
ma che significa vita
nel paese disteso
in fondo al mare
m.a.