Stare qui chiusa nel fondale sa di cancrena e il tordo
non osa ricomporre i tuoi deliri
lasciarsi tentare dal nido che trattiene
sa di salice imbiancato
sai di che parlo tu lo sai
conosci la vertigine che sale
museruola di giorni stempiati
ormai anche la resina fa acqua dal suolo
come lo scarto indugia all’imbrunire
non regge la speranza imbavagliata
dovrai risolverti a entrare
il labirinto aspetta non indugiare
m.a
archetipi
oltre il volo
Distanza materia linfa
chiamala esistenza
verticale annuncio di altre solitudini
ad ogni balzo di lava dissidente
sudario verginale di libertà
esplode come cenere
sul ciglio del vento
levigato di silenzio
un niente indefinito a fari spenti
come ombra errante negli abissi
chiamala esistenza
questa realtà disintegrata
in mattini d’inverno
venati di nebbie
radicati su tegole di creta
calda ben oltre la mente
zingara avida di luce
su labbra che sfiorano bacche
tra viluppi di rovi millenari
primordiale soffio in volo circolare
segno che ci possiede
m.a.
oblio
Forse
Si scompone al sangue e scivola dai monti
come limo di lava dissidente
a notte tarda
questa veglia marchiata di distanza
attesa in rimasugli di parole
dimmi chi ci risarcirà
vuoto malessere sfacelo
giustizia ingiusta
una manciata di demagogia
tante crepe e nei cuori il moto
farsi tufo
forse un dio nascosto esplora
tra le righe quel tuo grido
forse
m.a.
hybris
Questo gusto amaro di perdersi
in erranti vicoli
e deserti in fuga
questa lava incandescente
che brucia ipocrite ironie
polifonica e cangiante
scorre interminabile
su silenzio di pietra
e sa di spine
sui crinali ispidi
sempre in fieri
trasuda sensi
di rami bruciati
Toccare abissi a dismisura
rende umani
m.a.
dalla mia silloge “Riflessi di rugiada “cose sparse di me
ed.Albatros, 2011
m.a.