Month: giugno 2022
Figli dell’uomo

Tra i rumori delle bombe e dei mortai
un bimbo si sofferma su un fiore.
Saldo negli occhi svetta in alto
sulla scintilla delle sue limpide ali
nel miagolio affamato di un gatto
sui solchi profondi della bellezza
pietrificata delle madri o nei cuori
inquieti di poeti per sempre persi
dietro una patria che non c’è più.
Figli dell’uomo
che strada faticosa la vostra
per arrivare in cima mentre
distrattamente guardate
il panorama del perverso nulla.
Sappiate però
che le parole dell’indignazione
ardono con l’infinita pazienza
della luce e levano il grido di dolore
a grandi altezze come anche
della speranza che tende a mano
©Maria Allo
Le case dai tetti rossi di Alessandro Moscè Fandango Libri, aprile 2022. Una nota di lettura di Maria Allo

“Non ho mai dimenticato i racconti sventurati, le volte che mi sono avvicinato a quel luogo malfamato con il figlio del giardiniere, il mio amico Luca, il timore di superare il cancello, i rimproveri di mia madre quando fissavo i degenti appoggiati al cancello, le strattonate, le raccomandazioni di girare al largo se fossi uscito da solo per comprare i fumetti incellofanati, a poco prezzo.”
In questo libro scrupolosamente documentato Alessandro Moscè traccia un percorso avvincente, tra memoria e ricerca come un vero e proprio viaggio a ritroso sul filo conduttore del disagio mentale e nell’avventura della soglia si incrocia con le vite dei degenti, ormai scomparsi, dell’ospedale neuropsichiatrico di Ancona ( La Legge 180 del 1978 portò nel 1981, alla chiusura e conseguente trasformazione della struttura in un centro residenziale di assistenza sociosanitaria e, successivamente, in un centro riabilitativo e sanitario). “Me lo ricordo bene il manicomio…
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L’odore del mare

corpi

Si sta in corpi di vane promesse
con tutto il peso delle ferite
che ci occultano senza riguardi
ma nelle gole e nelle anse
come nel buio e nella luce
si tiene il timone con forza
nella certezza di cadere ancora
quando incautamente
ci offriamo a qualsiasi dolore
volteggiando deserti al vento
Non importa più che suono fa
la voce di cassandra inascoltata
©Maria Allo
Ho scoperto un luogo solitario dove le chiome vegetali formano una grande cupola da cattedrale gotica e un filo d’acqua scivola con la sua musica fra le pietre. Mi metto lì, ascoltando l’acqua e il ritmo del sangue nelle mie vene, tentando di respirare con calma e di rientrare nella mia pelle, ma non trovo pace, mi si affollano in mente le premonizioni e i ricordi. Anche nei momenti più difficili del passato cercavo la solitudine di un bosco.
Isabel Allende

Non va via

Tornare qui nel silenzio
della tarda mattinata come foglia
caduta dalla magnolia grande
su arenili di aguzze pietre
Qui le stagioni vengono incontro
in ogni angolo buio e il profumo
delle gardenie insegue sillabe
rimestate mai addomesticate
Sussurri accento consonanze
frusciano tra i grovigli dei rami
spandono a sciami le storie quaggiù
note smarrite su troppi pentagrammi
ma niente iridi velati mai più mai più
nelle grotte di pietra del fondale
Scivola tempo dalle dita ma l’anima
rimane luminosa e non va via
©Maria Allo
tra i perduti lumi

Aggrapparsi fino a farsi male
ai fogli bianchi
per un silenzio che non può infierire
cogliere la fine del giorno in pieno volo
tuffarsi dentro i libri ai piedi degli alberi
ridiventare innocenti
come preghiere arate nella notte
per dissipare incubi
stordirsi alla luce dei gelsomini
confidare in un segno al crocevia
quando luglio in un lontano svanire
pare già pulsare tra i nidi e il mare
soffia schiuma di oblio sulla riva
©Maria Allo
Agota Kristof

Ti aspettavo una volta di notte sul monte
crepitavano i rami quando li hai scostati
dal tuo viso e mi hai detto che non potevi restare
ti aspettavo a riva con l’orecchio incollato
a terra sentivo il tonfo dei tuoi passi
sulla sabbia morbida poi si fece silenzio
ti aspettavo quando arrivavano i treni lontani
e le persone tornavano tutte a casa
mi hai fatto un cenno da un finestrino e il treno non si è fermato
gli occhi
Gli occhi
dicono la verità
occhi che si aprono
tirano via il superfluo:
occhi
non parole
occhi
non promesse;
lavoro con i miei occhi
costruendo
riparando
ricostruendo
qualcosa di simile ad uno sguardo umano
ad una poesia d’uomo
ad un canto lontano del bosco
Alejandra Pizarnik