c’è sempre un groviglio di radici
dietro fili incerti di memoria
e se cenere l’assedia fra le carte
minaccia di morire.
dietro velate nubi sopra abissi
ci coglie caotica
in questa esilità di spazi e calore
cocci di memoria come sangue asciutto
sul filo di azioni asettiche
a far crescere rovi tra sassi
in mezzo ai pini.
e noi a radicarci nel silenzio
finchè nella radura
esploderà la luna i suoi furori
con fragore
entro i cieli d’europa.
batte e ribatte il vento nell’androne
e il giorno sprofonda nell’abisso
come il sangue di noi tra cardi e rovi.
il tempo tra le foglie ci attraversa
come negli occhi dei migranti la paura
ma viverci è diverso
[senza più sogni
non si guarda il cielo]
tra buchi e rapsodie si sente il mare
Copyright [inedito 2014]© Maria Allo
ai senza voce
Foto di Katia Chausheva
a sera
cupo l’inverno all’orizzonte
come ombra in frantumi di gabbiani
confonde i senza voce
rovi[sospesi] tra rami di torpore
luci basse in brughiere desolate.
***
offesa la terra si consuma
[prima che la nebbia la divori]
a partorire albe in altra lingua
e custodire in pugno
nenie infinite di quercia e dolore
Copyright [inedito 2014]© Maria Allo
riflessi
glaciale l’alba in un vortice s’infrange
con brusio di trasparenze su foglie
che gridano ovunque sulla terra
come espiare nel deserto la vita
che raggela.
cercare a tentoni il compimento
scavando tra pagine spietate come ombra
in balia del vento.
affilare inverni dentro le parole
esige forza.
Copyright [inedito 2014]© Maria Allo
furia di mattino
ci devasta la notte quando ancora è furia
di mattino a nutrirci.
non serve scordare voci che intessono
mute la sabbia indifesa del mare
ci sono crepe feconde di luci inesplose
che balzano vive e inudibili
come squarci di lampi accecati.
il richiamo non basta
a proteggere nel grembo l’attesa
di un varco[ già infranto]
memoria crivellata di oracoli
su scia di cenere e lava.
ma verità è assillo
inappagato circolare
infinita materia plurima e corale.
Copyright [inedito 2014]© Maria Allo
in questo mare
fuori di sè
non ha voce nè tempo
ma come giunco nella bruma
è ombra di orma balbettante
invisibile ferita
dentro venature di carne
esplosione di oscurità
dolore senza canto
incisione di solitudini e silenzi.
l’uno è realtà dell’altro
frammento e memoria di sè
volontà blasfema che fa di noi
a fine di autunno lento
esseri senza compimento.
solo il dubbio viaggia
in questo mare per un respiro
m.a.
Goliarda Sapienza: la “personaggia cinematografara”
Goliarda Sapienza in “Lettera aperta a un giornale della sera” di Citto Maselli, 1970
«… Io, che ho fallito il matrimonio per l’università, per salire su di una cattedra come te: il mio vero idolo, vera figura dell’intellettuale… Perché non mi hai mai detto che la mamma era stata partigiano? Forse ce l’ho fatta a diventare un uomo, che dici papà? Pensare che ci ho fatto pure tre anni di analisi per capirlo, con un cretino come te… la verità è che il talento di una donna si può buttare o bruciare perché rende più in casa in adorazione del tuo…»
*
A quasi un mese dall’uscita dell’ultimo volume di inediti di Goliarda Sapienza, Tre pièces e soggetti cinematografici (La Vita Felice, da cui è tratta anche la citazione di Perfetto delitto che apre il post), e dopo un approfondito articolo di Fabio Michieli che riassume il senso della pubblicazione…
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una fanghiglia scura di nubi sfatte
dissangua il giorno
a trattenere il respiro
gli alberi [deflagrano distanze]
e il mare rabbuiando
insorge
***
vita come solco di foglia
disseccata in verticale
a dissipare nascita in morte
morte in nascita
incompiuta
segue il rituale fino a obliarsi
e nell’oblio contenere ogni vita
e nel vuoto ogni istante
fra terra e mare tutti i destini
parola perduta che affiora
da acque e tralci senso
da mettere al riparo
in nome tuo
m.a.
questa cenere nelle mani
si disfa come crepuscolo muto
d’autunno
[viatico di violenze impunite]
e la pioggia non monda
ossessiva e torbida ristagna
su terra assente che non sogna.
alla fine inalterata rimane
la ragione di ingiustizie e dolore
***
alla fine radica tenace l’impronta
non bisbiglia
m.a.