Aprile 2006

226403 donna mare
Scandaglio a nudo su riflessi
di un vissuto inesplorato
[iconografia sequenziale
d’istanti
]
ricordi cristallizzati
ma le tempie del mare
balenano
mia madre
in dissolvenza
i tratti del suo viso
l’àncora della sua fermezza
su margine in frantumi
di silenzi
assaporo il pane caldo
delle mie mestizie
Intanto mi fiorisce dentro
Aprile

m.a.

penombra

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un vortice di silenzio rumoreggia
nel respiro che guizza folate
di raggi in campo aperto
è la parola che non so
la resina che brucia nel lucore
di foglie scomposte da salsedine
l’urlo d’inedite utopie
su penombra di radure
canti come ritorni di anni
dispersi nel baluginare
del maestrale
riporta fruscii
di risacca che mi sfiora
con ali ferme

chissà perchè questo accade

m.a.

su quale orizzonte…

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in quale parte della terra
su quale orizzonte
crescerà nel volo
questo crepitio di fuoco
vertice riarso in verticale
risale per liberare il suono
inatteso fiume in pieno giorno
[attraversarsi per non perdersi]
oscurità erosiva
su vuoto di luce da colmare
albero in attesa della primavera
che verrà con la cautela
della fioritura

c’è una voce antica nel petto
fuggevole nelle viscere
aggrovigliata alla sua ombra
assoluta nel suo farsi
appartiene a tutti
vuoto che ci annulla
unità su cui risorgere

maria allo

Solo questo

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inquiete le foglie cantano stamane
in mano all’alba esorcizzano la notte
in gara con il vento lasciano ellissi
di preghiera

si muore qui
di ruggine
che all’abbandono cede
clessidre vegliano
sul greto
viottoli scoscesi
addentano gli sterpi
si sgretola l’amore
perde luce
argini divelti meandri
di dirupi
storpiano le parole
un rumore stordisce
senza variazioni
e non c’è niente
da ascoltare

solo questo
per i declivi della notte
oggi e ieri
in essenza
la preghiera è pari
all’universo

m.a.

i colori del tempo

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i colori del tempo esplodono
nel fuoco dell’alba
sui corpi echeggiano vagiti
di luce inconsueta
dentro crepe di ramarri
nidificano
tra grovigli di rami
si librano
sotto il macero delle foglie
spandono
estenuate brezze
quando i fumi del vulcano
s’infittiscono
bianca cenere fa leva
su parole terrene
il tempo è dolore scomposto
trainato dal buio
ha vette inaccessibili
mai domate
sudario di perdita
dal sapore di distanza

i colori del tempo dispiegano
palingenesi nel fuoco dell’alba

m.a

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lambisci conati di libertà
in tralci bisbigli visioni
ri-nascita concreta
ma ardue lame di pietra
nel silenzio
cospargono di cenere
sponda rotta e varco
onde mutevoli
di un presente in agonia
[nel vento le palpebre
risuonano oltre la penombra
che esorcizza il buio]

echi di conchiglia inesplosa
m.a.

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