Francesca_Woodman-4

le tempie del cielo come rogo
su fatti di ogni giorno

all’angolo del muro e l’altro muro
àuschwitz esplode
dentro linee di un tempo
tagliacarte
si punta a fessure vivide di luce
scovate di notte quando fili d’erba
a strappi si lasciano inseguire
erosione fugace terra tràdita
grembo che racchiude fumo
inevaso di parole ma
 stuoli di giorni come spade affilano
abissi  dopo abissi ed è già notte

m.a.

Francesca_Woodman-18F.Woodman

vento mutilato nel cuore della notte
come brusio di un addio
margini fievoli questi muri
superficie ferma che sopravvive
a scandagli di pelle arsa
a respiri su labbra di vespro
a mattini bisbigliati di distanza
cosí sotterranei e dilagati in stormo
*

mi perdo nel gelido raggio
in turbine lento di ossa
lembo di flutto acino di vivere
*
nel fondo di acque traspare
a partire da qui desto il mattino
non fa piú male
è disordine che convive fino a sera
con I miei inediti sparsi
non ha tempi di caduta solo nessi
*
sapessi che ordine ritrovo
quando a rompere un sogno
desto i tuoi fragori
vita

m.a.

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generazioni brancolano visibili
a vista nella curva
in ogni riflesso che avanza
in lenta marcia
c’è chi oppone la ragione
nel covo della volpe infreddolita
dove anche la quercia secolare
non ha nome
dove il sangue in mille flutti
difende il pane a denti stretti
nel trainare giorni come i nostri
ma che significa vita
nel paese disteso
in fondo al mare

m.a.

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Per nervature riflesse
tu guidami e nascondimi nel bosco
chi agisce così non lascia tracce
e quel poco di coraggio che mi resta
fortifica di luce chi si oppone

qui solo roccia nel ventre disseccato
a lanciare destrieri sulla sabbia
screziata di barlumi

qui su scoglio indifferente a briglia sciolta
di temporale
fardelli inusitati dietro ombre
stampano artigli tra fessure
m.a.

mario20giacomelli202db6
tra la fine e il principio
quei suoni latenti da sempre
a decifrare semi divelti alla radice
terra minata in una divinazione
che investe la bellezza
ti lascerò odori aperti all’affilo
dei gesti in divenire
corrosione annusata e tradita
nascosta tra le ombre della notte
che stormisce a voli inauditi
richiami frenati dall’oblio
*
la ragione del sangue investe veglie
a solchi ancestrali che forgiano
verità inattese di altri canti ai giorni

m.a.

Je suis l’ombre qui cause.
Je suis celle qui s’est volontariement eloturée pour tenter
d’exister.
Carole Martinez

dona_Julia_Nikonova__fr_gilsfuriata di sangue sfilza parole tra le rocce
non c’è rimedio
occhi tra foglie al vento bianchi come sole
sfiorente
suoni stanchi di danzare
dietro ragnatele di giorni rotti ai muri

non c’è rimedio
entri nel mio petto con l’urgenza di un gabbiano
libero di perdersi tra cardini di azzurri
brancolanti
levarsi oltre le tue sfere smorza intralci
paranoiche del dire

non c’è rimedio
gomitoli di palpebre innervano
la storia

m.a.

julia-nfoto di julia nikonova

Prima del mattino
dentro una foglia non si ha più voce
 solo rovi a esorcizzare propositi di cieli
affilati dal libeccio in moto contrario
a vele tese nell’ora incerta che precorre
il giorno quando a detergere inferni
un sole posa su nembi di cenere
nei dossi fra i cocci di noi testimoni
nel deserto ostinato che ci coglie
Frantumi di filari dentro la radura
non si ha più  voce
se non la morte intera reclina
a immaginarci  ancora vivi.

m.a.
 

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Cerchi di limbi assorbono ragioni
intrisi di ciò che cede
alta tensione ogni cosa che resta
per noi arsi di grafemi
e viviamo consumati nel disordine
a plasmare interdizioni
rifocillati di usura
ma estranei a questi cieli sfioriti
davvero pungola l’attesa
in un gomitolo precipite
di devastazione.

Farneticare è il male minore
se in tale incesto di lame
si rima in tulipano di pietà

m.a.

foto di F.Woodman
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Non serve ridestare colori visioni
di quiete indicibile
passione di foglia
in divenire
su incedere di bacche
se a snervare innesti
di stagione
su passi cadenzati
aperti a cenni
si conficcano chiodi
a tradimento
se frantumare erba e terra
tra le palme
è già morte
in questo futuro di amputazioni
che ci coglie
m.a.

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Varco fessure crepitanti nel deserto
memorie sommerse
in bilico a una rivelazione
onda rappresa dentro un macigno
di parole.

Sprofondo nei riverberi che incastonano
granelli al macero
ogni ora da bruciare nei drappi
di ossuti timonieri
su foschia infida
che viola il sangue di ogni fratello
mi chiamerei notte
labile inconsistenza di coscienza
labbra orlate di radici .

vedi l’etna lascia scie irregolari
i suoi schizzi i miei inferni
in bilico
m.a.

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